Non nobis Domine 26

Il tempo. Pensiamo di dominarlo e di disporne a nostro piacimento. Che illusione! Il tempo non ci appartiene. In un batti baleno, se ne va. È solo una dimensione, nella quale ci caliamo nelle varie fasi della nostra vita. Una dimensione finita, che ha un termine certo: la nostra morte terrena, alla quale chi vive più a lungo “si allena” con il deperimento fisico e intellettuale, con le malattie, con la solitudine, di cui soprattutto soffrono gli anziani, in questa terribile società che sempre più li abbandona. Lasciata questa vita, conosceremo la dimensione vera del tempo, quella spirituale, che da vivi combattiamo in continuazione, con accanimento e ostinazione, legati come siamo alle cose della terra, agli affetti, ai ricordi, alle nostalgie, agli istinti della carne e del peccato. Così, diventiamo sempre più aridi e mettiamo la nostra ragione al servizio del nostro nemico, che ci vuole allontanare da Dio, geloso com’è del nostro rapporto con il nostro fine ultimo. Perché di questo si tratta: il tempo che ci è donato su questa terra, un granellino rispetto all’eternità, dobbiamo consumarlo al servizio di Dio, il nostro fine ultimo. Tutto il resto, rappresenta solo un mezzo. Se vivessimo in questa prospettiva, anche su questa terra conosceremmo e coltiveremmo solo la nostra dimensione vera, eterna, non ci faremmo ingannare da coloro che vogliono sostituirsi a Dio e asservire la nostra mente e il nostro cuore. Viviamo nell’inquietudine, invece. Senza accorgerci dei doni meravigliosi che Dio ci dà – siano essi anche prove per saggiare la nostra fede – e quasi sempre attribuendo a Lui le avversità che di volta in volta ci capitano. Gesù ci ha insegnato, con la Sua morte in Croce, che è molto stretta la porta che dobbiamo attraversare, irta di pericoli, difficile da varcare. Che si dilegui e vada in frantumi, allora, il nostro misero attaccamento al tempo mondano. Oltre quella porta ci sono Nuove Terre e Nuovi Cieli.