La falsa consacrazione
L’atto di consacrazione che oggi, 25 marzo 2022, Bergoglio pronuncerà nella Basilica di San Pietro – da lui stesso oltraggiata nel mese di ottobre del 2019 con il rito della Pachamama, simbolo di una religione non cattolica, ma di una nuova, pasticciata religione pseudo-ecologista, panteista, sincretista, massonica, esoterica, fintamente bonaria, ma distruttiva, come scrive Andrea Cionci (https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/30305055/il-principe-di-sansevero-sul-legame-tra-pachamama-nodi-e-massoneria-il-culto-di-bergoglio-alias-papa-francesco-.html) – è una ingannevole e falsa consacrazione.
Si deve solo pregare che il Cielo – dopo questi lunghi dolorissimi anni, durante i quali, coloro che per mandato divino, uomini che avrebbero dovuto insegnare ad altri uomini come trattarlo, hanno ampiamente dimostrato di non essere disposti a farlo – questa volta risponda e ponga termine a questa sofferenza. Nei tempi e nei modi che Dio deciderà.
Bergoglio leggerà un testo nel quale la parola pace è ripetuta tredici volte. (https://www.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2022/3/23/atto-consacrazione-cuore-immacolato-maria.html). Perfino Gesù è definito il principe della pace. Quest’espressione corrisponde alla sdolcinata propaganda della Chiesa post-conciliare, che ha inteso trasformare Nostro Signore, Re del Cielo e della Terra, in un leader delle manifestazioni pacifiste, sostituendo il vessillo della Croce, sulla quale Egli si è fatto inchiodare, con la bandiera dell’arcobaleno. Non insegnare più perché il fatto storico della Croce sia avvenuto, non è solo un’opera di mistificazione, ma è un’opera anticristica ed è – contemporaneamente – la causa prima della necessità che questo mondo conosca, com’è avvenuto con il diluvio universale, la mano potente della Giustizia di Dio. Che si abbatta la mano di Dio nei confronti di un mondo che lo rinnega e nei confronti di questa Chiesa che è divenuta Ancilla hominis. Dio sa chi, che cosa salvare e se salvare.
La Croce non è un simbolo di pace, ma di morte. Il Dio-Uomo sceglie la Sua morte, la dona a Suo Padre, chiedendo perdono per i suoi nemici, che non sono solo coloro che l’hanno percosso, seviziato, torturato e messo in Croce, ma sono tutti gli uomini marchiati dal peccato originale e dai peccati della loro vita. Coloro che sono nati prima e dopo Cristo. Ci si può redimere e salvare non pregando per la pace nel mondo – che vivendo nel peccato non conoscerà mai la pace, così come non conoscerà mai la mancanza di malattie o della povertà – ma pregando Dio perché salvi la nostra anima, grazie al nostro pentimento, per l’eternità, sottraendola alla schiavitù del peccato originale – diventato un mistero – al giogo di Satana. La Resurrezione di Gesù e la Sua ascesa al Cielo, che avviene dopo la Sua Morte, è il preannuncio di questa possibilità che Dio offre agli uomini, nella Sua Bontà infinita.
Questo è il percorso – anche teologico – del cristiano sulla Terra, nel mondo, dove si combatte contro il nemico di Dio: il peccato e la sua incarnazione in una realtà spirituale e materiale. «La nostra battaglia, infatti», dice san Paolo, Ef 6, 12, «non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del Male che abitano nelle regioni celesti».
Gesù non prega per il mondo e non è il principe della pace, come la pace viene intesa dal mondo. Per chi prega, Gesù? Lo afferma Egli stesso (Gv 17, 6-11): «Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscite da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro, non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi».
Commenta il cardinale Giacomo Biffi in Pecore e pastori, Cantagalli, 2008: «Il termine “mondo” evoca un’oscura opposizione all’amore fattivo di Dio per le sue creature; un’opposizione che resterà sempre operante e malefica fino alla venuta gloriosa del Signore. È quindi una realtà in aperto contrasto con l’iniziativa divina di riscatto e di elevazione dell’uomo; una realtà irrimediabilmente ottusa, incapace di accogliere il mistero della giustizia, della misericordia, della paternità del Creatore: “Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto” (17, 25). È dunque qualcosa di irredimibile, tanto che il Salvatore di tutti e di tutto può tranquillamente affermare: “Io non prego per il mondo”. Non ha nulla in comune con Cristo, e perciò non può avere nulla in comune con quelli che sono di Cristo, poiché tutto è avvolto in un unico odio spaventoso: “Il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (17, 16). Essere “nel mondo” ma non “del mondo”: è il dramma del “piccolo gregge”, che è fatalmente sempre alle prese con questo enigma di malvagità, ma deve evitare di avere con esso la minima consonanza; ed è anche l’implorazione più accorata che si eleva dal cuore del nostro unico vero Pastore: “Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno” (17, 15)». A coloro che non Lo riconoscono, Gesù dice che appartengono a questo mondo, non perché dimorano sulla Terra, ma perché vivono sotto l’influenza del principe di questo mondo (Gv 12,31; 14,30; 16,11), perché ne sono vassalli e ne compiono le opere; perciò essi morranno nei loro peccati. Ammonimento che si rafforza, considerando altre parole di Gesù: «Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa per il loro peccato» (Gv. 15,22).
Un atto di consacrazione vero, non ingannevole, non può fondarsi su una generica richiesta alla Madre di Dio – considerata da Bergoglio, come ripetutamente ha affermato, una di noi, donna di strada, una che si è fatta santa vivendo, evocando espressioni utilizzate da uno dei suoi prossimi santi, don Tonino Bello – della pace per il mondo. Si deve fondare sul rinnovo delle promesse battesimali e sul riconoscimento, da parte del Corpo Mistico della Chiesa, della realtà del peccato, citato due volte e a sproposito nell’ingannevole atto di consacrazione che sarà letto oggi dall’ex vescovo di Buenos Aires. Una prima volta, quando si afferma: «Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro». Affermazione che contiene da un lato il richiamo alla visione panteista – così cara a chi ha eretto Greta Thunberg a santa del terzo millennio in omaggio al fanatismo pagano di cui si fa promotore – e dall’altro al Padre nostro, citato in modo improprio, perché non è la guerra (di per sé) a dilaniare il Suo cuore, già straziato dal fatto che l’unica preghiera che Egli ha insegnato è stata deturpata dalle arbitrarie modifiche apportate proprio da Bergoglio. Gesù sa che le guerre ci sono state e ci sarebbero state anche dopo di Lui. Il Suo Cuore non è dilaniato dalle guerre, ma dal fatto che gli uomini scelgano il Male, invece del Bene, contro la Sua Parola e i Suoi insegnamenti. Una seconda volta, quando si dice: «Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È Lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza». Qui viene proposta l’idea di Dio che ha e che propaganda Bergoglio, perfettamente in linea con quella conciliare: un Dio che non ci abbandona mai, solo misericordioso, che ci perdona sempre, di fronte al quale non è richiesto agli uomini alcun pentimento, che infatti non viene citato. Sappiamo, invece – sempre in base al Magistero e alla Dottrina della Chiesa – che la Misericordia di Dio, senza la Sua Giustizia, è solo principio di dissoluzione e sappiamo anche che chi afferma che non esiste il Dio cattolico, come ha affermato reiteratamente Bergoglio, può farsi l’idea di Dio che vuole, quando vuole e per l’uso che vuole.
Utilizzare la richiesta che la Santa Vergine di Fatima fa a Suor Lucia con questi presupposti – tralascio il problema delle modalità, del tutto disattese – per fini che possono essere condivisi solo da coloro che insieme a Bergoglio vogliono instaurare un Nuovo Ordine Mondiale, che non può non avere i suoi idoli, totalmente estranei e opposti al Cristianesimo, significa rinunciare a Fatima. Non aveva forse detto il cardinale Ravasi: «Distruggeremo Fatima?».
Invito tutti coloro che leggono a non unirsi, alle 17.00, alla rappresentazione di Bergoglio. Perché Dio ci dia la forza di offrire con gioia la sofferenza in cui siamo costretti a vivere, preghiamo in casa, con la nostra famiglia, con i nostri amici, avvalendoci di un vero Atto di Consacrazione a Maria, quello scritto da san Luigi Maria Grignion da Montfort:
O Sapienza eterna ed incarnata, o amabilissimo e adorabilissimo Gesù, vero Dio e vero Uomo, Figlio unico dell’eterno Padre e di Maria sempre Vergine, io ti adoro profondamente sia nel seno e negli splendori del Padre, durante l’eternità, sia nel seno verginale di Maria, tua degnissima Madre, nel tempo dell’Incarnazione.
Ti ringrazio perché ti sei annientato prendendo la forma di uno schiavo, per liberarmi dalla crudele schiavitù del demonio. Ti lodo e ti glorifico per aver voluto sottometterti a Maria, tua santa Madre, in ogni cosa, al fine di rendermi per mezzo di lei tuo schiavo fedele.
Ma, ingrato ed infedele che sono, non ho mantenuto i voti e le promesse che ti ho fatto così solennemente nel santo Battesimo e non ho adempiuto ai miei obblighi. Non merito di essere chiamato tuo figlio e tuo schiavo. E siccome non c’è nulla in me che non meriti le tue ripulse e il tuo sdegno, non oso più avvicinarmi da solo alla tua santissima e augustissima Maestà.
Ricorrerò all’intercessione della tua santa Madre, che mi hai assegnata come mediatrice presso di te: per mezzo suo spero di ottenere da te la contrizione e il perdono dei miei peccati, l’acquisto e la conservazione della sapienza.
Ti saluto, dunque, o Maria Immacolata, tabernacolo vivente della Divinità, in cui nascosta la Sapienza eterna vuol essere adorata dagli angeli e dagli uomini. Io ti saluto, Regina del cielo e della terra, al cui impero è sottomesso ogni suddito di Dio. Ti saluto, rifugio sicuro dei peccatori, la cui misericordia non mancò mai a nessuno. Esaudisci i desideri che ho della divina Sapienza e ricevi i voti e le offerte che la mia pochezza ti presenta.
Io (nome), peccatore infedele, rinnovo e riaffermo nelle tue mani i voti del mio Battesimo: rinunzio per sempre a Satana, alle sue vanità e alle sue opere, e mi do interamente a Gesù Cristo, Sapienza incarnata, per portare dietro a Lui la mia croce, tutti i giorni della mia vita.
E affinché gli sia più fedele di quanto lo fui fin qui, io ti eleggo oggi, o Maria, alla presenza di tutta la corte celeste, per mia Madre e Padrona.
Mi abbandono e consacro, come schiavo, il mio corpo e la mia anima, i miei beni interiori ed esteriori, e il valore stesso delle mie azioni buone, passate, presenti e future, lasciandoti intero e pieno diritto di disporre di me e di quanto mi appartiene, senza eccezione, per la maggior gloria di Dio nel tempo e nell’eternità.
Ricevi, o Vergine benigna, questa piccola offerta della mia schiavitù, in onore e in unione della sottomissione che la Sapienza eterna si compiacque di avere alla tua maternità, in omaggio al potere che entrambi avete su questo miserabile peccatore, in ringraziamento dei privilegi di cui ti favorì la Santissima Trinità.
Dichiaro che d’ora innanzi io voglio, quale tuo vero schiavo, cercare il tuo onore e la tua obbedienza in ogni cosa.
O Madre ammirabile, presentami al tuo caro Figlio, in qualità d’eterno schiavo, affinché avendomi riscattato per mezzo tuo, per mezzo tuo mi riceva.
O Madre di Misericordia, concedimi la grazia di ottenere la vera sapienza di Dio e di mettermi nel numero di quelli che tu ami, ammaestri, guidi, nutri e proteggi, come tuoi figli e tuoi schiavi.
O Vergine fedele, rendimi in tutte le cose un così perfetto discepolo, imitatore e schiavo della Sapienza incarnata, Gesù Cristo, tuo Figlio, affinché io giunga, per tua intercessione e a tuo esempio, alla pienezza della Sua età sulla terra e della Sua gloria in Cielo.
Amen.
Cari amici, Cari lettori,
chi vuole il mio nuovo libro, VENDITORI DI SOFFERENZA – Apostasia e terrore al governo del mondo (qui il contenuto VENDITORI DI SOFFERENZA – Danilo Quinto) può scrivere all’email pasqualedanilo.quinto@gmail.com o inviare un messaggio al 340.0727761.
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Un caro saluto. Sia Lodato Gesù Cristo,
Danilo Quinto