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Home›FOCUS›Caccia agli untori

Caccia agli untori

By Danilo Quinto
18 Maggio 2021
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L’edizione on line di Repubblica del 19 maggio 2021, titola: “Vaccinazioni anti-Covid, indecisi, isolati e no vax: caccia ai quattro milioni che mancano all’appello”.

Il titolo di un famoso romanzo poliziesco – La fine è nota – ci aiuta a comprendere quello che stiamo vivendo. Le cosiddette riaperture – equivalenti a insignificanti elargizioni di apparente libertà – hanno il compito principale di evitare che per il momento, e per un breve periodo, la situazione economica e sociale dell’Italia degeneri in modo irreversibile. Compiti sussidiari, ma non meno importanti, sono altri tre: 1) i costruttori – come sono stati chiamati – desiderano gestire con tranquillità il loro Piano di ripresa e resilienza, che prevede un ammontare di prestiti da parte dell’Unione europea pari a 221,5 miliardi, i cui contenuti specifici sono ancora ignoti, sia al Parlamento sia all’opinione pubblica, senza che nessuno si preoccupi di questa sottrazione di conoscenza e senza che nessuno dica come, quando e con quali sofferenze per il popolo italiano, quest’enorme quantità di debito sarà ripianata; 2) terminare la sperimentazione dello pseudo-vaccino, che si estenderà alle fasce adolescenziali, con l’obiettivo – dicono – di rendere sicura la ripresa scolastica a settembre, senza alcuna risposta certa che venga data a numerosi studi scientifici che attestano l’incidenza delle sostanze iniettate sulla fertilità e non solo; 3) accelerare l’implementazione finale dell’Agenda Davos per il 2030, che tra l’altro prevede: interventi sulla proprietà immobiliare; la conversione di molte forme di lavoro; l’eliminazione della moneta circolante (l’annunciata chiusura, per il primo luglio, di migliaia di sportelli bancomat e il divieto di effettuare prelievi, va in questa direzione); la cosiddetta transizione ecologica e digitale.

L’intero sistema politico, pur consapevole di questi obiettivi, ormai palesi, discute del nulla o si limita a cincischiare sul coprifuoco alle 23 o alle 24. Ben più gravi e inedite sono le misure che si annunciano nel disinteresse generale.

Terminata l’estate e conclusa la prima fase della sperimentazione vaccinale, cadrà l’obbligo della mascherina per i vaccinati, che avranno ottenuto – nel frattempo – il patentino dell’immunità.  Consentirà loro di fare quello che facevano prima: viaggiare, frequentare i teatri, i cinema, gli stadi, le discoteche, i negozi, i supermercati, i bar, le palestre, le piscine, i ristoranti, le scuole, l’Università, riunirsi nelle loro case con amici e parenti. Ai non vaccinati – un’esigua minoranza – tutto questo sarà precluso. Non solo. Costituiranno una nuova categoria sociale immediatamente riconoscibile, perché per le strade e nei luoghi dove sarà loro consentito accedere, dovranno indossare la mascherina. Saranno i derelitti, gli untori della terza decade del terzo millennio. A loro, il sistema attribuirà la recrudescenza dei contagi nel prossimo autunno. Inevitabile, perché tutti i virus hanno un loro inizio, una loro vita e una loro fine. Riprenderanno, allora, le chiusure e i divieti, si continuerà a consigliare il protocollo della vigile attesa, riempiendo di nuovo gli ospedali, la sperimentazione vaccinale, con la scusa – già confezionata – che neanche le ditte produttrici dello pseudo-vaccino sanno indicare il tempo della copertura vaccinale, celando una delle ragioni principali dell’incubo diabolico che viviamo: quello economico, legato alla produzione e alla distribuzione di queste sostanze. Il progetto deve andare avanti.

È prevedibile che la categoria sociale di cui dicevamo (gli untori) riceverà intimidazioni e vessazioni di ogni tipo, compresa l’impossibilità di esprimere le sue opinioni, salvo subirne le conseguenze. Dal punto di vista terreno è una Rivoluzione quella che stiamo vivendo. Non nel senso classico. Una Rivoluzione di stampo moderno, che usa gli strumenti della persuasione collettiva operata dal Grande Fratello e dell’annichilimento della ragione, favorito dall’eliminazione della Fede. Una Rivoluzione messa in atto da un’élite di alcuni uomini nei confronti di una massa enorme di altri uomini, che restano inerti e, quindi, complici. All’interno di questa massa, vivono ancora dei pazzi che hanno fede, che pregano, che si sentono soli, senza guide spirituali, senza santi che li animino e li incoraggino. Pazzi che si rivolgono a Dio, come faceva Francesco Petrarca nel Canzoniere di fronte alle orde degli stranieri che ai suoi tempi invadevano l’Italia. Diceva: Rettor del cielo, io cheggio che la pietà che Ti condusse in terra Ti volga al Tuo dilecto almo paese (Dio, Re dei cieli, io chiedo che la pietà che ti condusse a scendere in terra ti faccia volgere lo sguardo al fecondo paese che ami).

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Sono nato a Bari il 10 febbraio del 1956. Una città che amo, ma che è stata distrutta moralmente, culturalmente e umanamente dalla politica degli ultimi cinquant’anni… (Continua)

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