NON NOBIS DOMINE 8

Quando Giuda si manifesta, conformemente al segnale che aveva dato al gruppo degli armati che intendevano arrestare Gesù, Nostro Signore contempla addolorato il tradimento dell’apostolo, tratta Giuda con somma delicatezza e al tempo stesso gli fa constatare la malizia e l’infamia del suo tradimento. Le parole di Gesù («Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?», Lc 22, 48) sono l’estremo tentativo per indurre Giuda a recedere dal suo peccato. «Dio», commenta san Tommaso Moro, «diede anche a Giuda molte opportunità di pentirsi. Non gli negò la propria amicizia. Non lo bandì dal collegio degli apostoli. Continuò ad affidargli la cassa pur sapendolo ladro. Nell’ultima Cena lo ammise nella cerchia dei più amati discepoli. Si degnò di chinarsi ai suoi piedi e di lavarli con le proprie mani sacre e purissime, detergendone la sporcizia, simbolo di quella che insudiciava la sua anima (…). E fino all’ultimo, quando egli venne con i soldati per arrestarlo, e gli diede il bacio che siglava il tradimento, lo accolse con pacata dolcezza».
Se Dio si dimostra instancabile nella Sua misericordia anche nei confronti di Giuda, che s’era mutato da apostolo a traditore; se lo richiama tante volte al perdono, se fa di tutto perché non si perda – e si perde solo per essersi abbandonato alla disperazione – è certo che di nessun uomo al mondo, per quanto simile a Giuda, si deve mai disperare, ma nella ferma convinzione che se quell’uomo non si pentirà, pagherà le conseguenze terribili del suo agire. E’ anche certo quale dev’essere il nostro atteggiamento nei confronti dei nostri nemici.