Non nobis Domine 39

Dopo la morte, che cosa succederà? Siamo in grado di saperlo?
Se ci affidassimo alla ragione, dovremmo riconoscere che possediamo un’anima immortale, che non subisce la distruzione della nostra materia corporale; che il bene sarà ricompensato e il male sarà punito; che aspiriamo ad una felicità infinita ed eterna, che non potrà mai essere soddisfatta da alcuna cosa terrena.
Sappiamo qualcosa di più? Sì, lo sappiamo. Direttamente da Dio. Suo Figlio ci ha detto che i dannati «se n’andranno nell’eterno supplizio, i giusti invece alla vita eterna» (Mt 25, 46) ed ha aggiunto: «Il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre Suo con i Suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le opere sue» (Mt 16, 27).
Saremo, quindi, giudicati secondo le nostre opere nella vita e destinati ad un eterno supplizio o alla gioia della vita eterna, che è il fine ultimo della nostra vita: Dio, infatti, ci ha creati per la Sua gloria e per la nostra eterna felicità. Egli non aveva bisogno di noi, ci ha creati per un pensiero d’amore e per farci vivere la Sua vita eterna.
«Perché Dio è buono, noi esistiamo», dice sant’Agostino. Siamo stati creati per godere eternamente Dio, per possederLo, ma Dio, che è Spirito e Amore, può essere posseduto solo con la conoscenza e con l’amore; per questo ci ha dotato di intelligenza e volontà. La fede ci fa gustare come in anticipo la gioia e la luce della visione beatifica, fine del nostro peregrinare su questa terra. Allora, come dice san Paolo, vedremo Dio «a faccia a faccia». «Carissimi», dice san Giovanni (1 Gv 3, 2) «noi siamo ora figliuoli di Dio; ma non è ancora manifesto quello che noi saremo. Sappiamo che quando si manifesterà, saremo simili a Lui, perché Lo vedremo come Egli è».
Quale magnifica aspettativa se messa a confronto con le miserie nelle quali siamo immersi su questa terra.