Non nobis Domine 21

La Pachamama, un feticcio in legno di ominide femminile incinta (la madre terra), simbolo pagano della fertilità, fu intronizzata dalla gerarchia ecclesiastica, con in testa il Papa d’allora, presso la Basilica di san Pietro nel mese di ottobre 2019.
Qualche settimana dopo, il mondo conobbe il virus. La Chiesa, come istituzione di origine divina, invece di compiere il suo servizio principale – diffondere la Verità rivelata e il Deposito della Fede, dando speranza in Colui che tutto può e che è il solo che salva – chiuse le chiese e aderì totalmente e in maniera scellerata alle misure coercitive imposte dai Governi, che concorsero in maniera determinante all’uccisione di migliaia e migliaia di persone, non assistite dalle cure domiciliari, che pur esistevano ed erano efficaci. In una seconda fase, la Chiesa definì il siero un “atto d’amore” e lo impose come obbligo anche al suo interno. L’umanità sta patendo ora le conseguenze di quell’”atto d’amore”, in termini di morti e di infermità, nel silenzio complice di tutti, che sanno e conoscono la verità.
Un grande castigo di Dio derivò da quell’atto sacrilego dell’ottobre 2019 e a quel castigo è seguito il folle progetto della “Grande Israele” del premier israeliano, assecondato dal presidente degli Stati Uniti, che ora sta cercando, insieme al suo alter ego russo – facce della stessa medaglia – di ricomporre gli esiti di una lunga guerra tra russi e ucraini, con le potenze europee non interessate in alcun modo alla pace, ma solo alla ricostruzione dell’Ucraina, che sarà un business di migliaia di miliardi di dollari.
Sono trascorsi quasi sei lunghi anni dall’intronizzazione del feticcio pagano nella Cattedra di Pietro. Da allora, viviamo una serie inedita di castighi, di cui nessuno parla in questi termini e nessuno, all’interno della gerarchia ecclesiastica – e tanto meno tra i sacerdoti, quasi tutti ligi alla tiepidezza, nonostante sappiano che i tiepidi, come dice l’Apocalisse, saranno vomitati dalla bocca di Dio – ha chiesto e preteso la riconsacrazione della Basilica, centro della cristianità, a Gesù Cristo. A mia memoria, solo mons. Carlo Maria Viganò, qualche mese dopo l’evento, parlò del sacrilegio e chiese pubblicamente la riconsacrazione.
È in corso il Giubileo e una delle tappe previste dei pellegrinaggi organizzati tra le chiese di Roma, è proprio san Pietro. Delle due l’una: o i cattolici hanno poca memoria o non gl’importa più nulla di Gesù Cristo, né tanto meno di Suo Padre, al quale non si può chiedere Misericordia dopo averLo oltraggiato, perché Dio è innanzitutto Giustizia. È più probabile questa seconda ipotesi, considerato il male che produce l’ignavia.
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