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Home›DE ECCLESIA›Il castigo che ci dà salvezza

Il castigo che ci dà salvezza

By Danilo Quinto
24 Novembre 2021
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Rotterdam, Vienna, Bruxelles. Le manifestazioni contro le spietate misure di controllo sociale – contrarie agli elementari princìpi del diritto naturale e alle Costituzioni che gli stessi Stati si sono date – aumentano ed è assai probabile che si propaghino sempre più in tutt’Europa, soprattutto quando sarà più chiara ed evidente, con il passare del tempo, la ragione vera di queste purghe, che nulla hanno da invidiare a quelle staliniane: il riassetto dell’economia e l’impoverimento di larghissimi strati delle società. Molti le fomentano. Altri le utilizzano. Bisogna stare bene attenti agli uni e agli altri. Servono solo a chi sta semplicemente attuando il disegno diabolico che stiamo vivendo. Erano state previste – da questo nuovo potere del terzo millennio, che ha saldato più facce del potere precedente in un unico centro decisionale di stampo autoritario – per aumentare la divisione, tra le persone e porle le une contro le altre, in guerra (civile) tra loro. Così come era previsto che alla parte minoritaria, ma consistente, che si oppone alle misure coercitive attuate dai Governi, per fini diversi dall’emergenza sanitaria – che non c’entra nulla – sarebbe stata attribuita la responsabilità dell’aumento dei contagi (per come il potere li determina da due anni, su dati inattendibili), nonostante l’inoculazione del veleno, tanto efficace da richiedere una terza, una quarta dose, una quinta dose. Non basteranno? S’inventeranno la necessità di una dose di veleno ogni mese? Non si sono forse inventati lo scudo penale? Non ha chiesto Pfizer all’autorita di controllo americana di poter dare i dati relativi alla sperimentazione nel 2076? Non si stanno attrezzando, non stanno operando con i mezzi della loro propaganda per inoculare il veleno anche ai bambini, nonostante il fatto che in tutto il mondo, i contagiati sotto i 12 anni deceduti siano 1 su 10 milioni (speriamo che Dio dia alle madri e ai padri il coraggio di opporsi con tutta la loro forza a questa crudeltà)? Tutto è possibile, in questo contesto. Del resto, la disinvoltura con la quale, pseudo-scienziati, dichiarano “non ve lo potevamo dire prima della terza dose”, non significa forse che stanno procedendo nell’infirgaddaggine e nell’uso della menzogna, il cui compito principale è quello di occultare la verità? Non c’è, d’altra parte, alcuna possibilità umana di ricondurre alla ragione e all’evidenza scientifica una massa di persone enorme che esegue gli ordini e ha trovato un nemico da combattere: i non allineati. Anche i morti e gli eventi avversi gravi che a medio termine – come molti scienziati ormai prevedono – si diffonderanno sempre più a causa del veleno, saranno attribuiti agli untori che non si piegano. Basterebbe leggere il Jerusalem Post, che descrive la drammatica osservare la situazione di Israele per rendersi conto della situazione. Basterebbe leggere The Lancet del 20 novembre 2021, a firma del professor Günter Kampf (Institute for Hygiene and Environmental Medicine, University Medicine Greifswald): “Negli Stati Uniti e in Germania, funzionari di alto livello hanno usato la frase ‘pandemia dei non vaccinati’, facendo intendere che le persone già vaccinate non sono rilevanti nell’epidemiologia di Covid. L’uso di questo concetto da parte dei funzionari potrebbe aver incoraggiato uno scienziato ad affermare che i non vaccinati minacciano i vaccinati per il COVID-19. Ma questa visione è troppo semplice (…) Vi sono prove crescenti che gli individui vaccinati continuano ad avere un ruolo rilevante nella trasmissione (…). Le persone vaccinate hanno un rischio inferiore di malattie gravi, ma sono ancora una parte rilevante della pandemia. È quindi sbagliato e pericoloso parlare di pandemia dei non vaccinati. Storicamente, sia gli Stati Uniti che la Germania hanno generato esperienze negative stigmatizzando parti della popolazione per il colore della pelle o per la religione. Invito i funzionari di alto livello e gli scienziati a fermare la condanna inappropriata delle persone non vaccinate, che includono i nostri pazienti, colleghi e altri concittadini, e a impegnarsi maggiormente per riunire la società”.

Riunire la società. C’è chi ha compreso che l’obiettivo è l’esatto contrario: dividere la società. Farne prima carne da macello una parte e poi, tutto il resto.

Guai a chi non ravveda che quello che stiamo subendo – e siamo solo all’inizio – è tutto opera del Diavolo, che con il permesso di Dio ha scatenato su questa Terra tutte le armi che ha a disposizione per possedere il maggior numero di esseri umani. Induce a questa riflessione anche l’osservazione dei volti di coloro che appaiono sullo schermo della scatola nera. Fanno spavento. Tant’è l’accanimento di cui si nutrono, il livore che sprigionano, l’odio che riescono ad esprimere. Basta osservare i loro occhi.

Lo scorso 19 novembre, il filosofo Giorgio Agamben ha affermato: “Io credo che bisogna rendersi conto che in Italia è stato attuato, approfittando del terrore sanitario, un vero e proprio colpo di stato. Gestito dalle stesse autorità del paese. Non solo tutti i principi del diritto, ma anche della convivenza politica vengono fatti saltare uno dopo l’altro. Così abbiamo lo stato di emergenza invece della legge, abbiamo l’informazione imposta invece del libero dibattito sulla verità, abbiamo la salute e la medicina invece della religione, abbiamo la tecnica invece della politica, abbiamo la distanza, il sospetto e la discriminazione invece della fiducia. Tutti i principi della convivenza e del diritto vengono meno”.

Di fronte ad una situazione di tal fatta, si impone un interrogativo: che fare? Scappare? Dove? Per quale mèta? Rassegnarsi? Sottomettersi? Combattere? Con quali mezzi? Resistere? Finchè il potere ci toglierà l’aria che speriamo?

La scelta non è facile. Perché ciascuna di queste scelte è dolorosa. Un punto fermo per chi ha fede è rimanere dalla parte della Verità, nella consapevolezza che da un lato si rimarrà drammaticamente soli, dall’altro lo scenario che abbiamo davanti è crudele, come sono crudeli gli uomini che l’hanno determinato. E’ evidente che se questo scenario andrà avanti – solo Dio può fermarlo, attraverso l’intervento della Vergine Santissima – presto una scelta s’imporrà. Si tratta di salvare la propria vita.

E’ necessario comprendere, però, la natura vera di questo scenario. Stiamo vivendo il tempo della grande tribolazione. Gli elementi ci sono tutti, ma non riusciamo a vederlo. L’eliminazione di Dio dalla nostra vita comporta una prima conseguenza che fa premio su tutte le altre: leggiamo gli eventi che si susseguono solo con la prospettiva orizzontale. I nostri occhi vedono quello che accade, ma non riescono ad interpretarlo attraverso la dimensione trascendente. Se guardassimo al Cielo, constateremmo che quello che stiamo vivendo è stato predetto da Cristo in persona.

Dice Gesù: «Guardate che nessuno vi inganni; molti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi, ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. Allora vi consegneranno ai supplizi e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Frattanto, questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutte le genti; e allora verrà la fine» (Mt 24, 4-14).

Sulla base delle parole di Gesù, sappiamo quindi che la grande tribolazione – che prepara la fine del mondo e corrisponde alle circostanze storiche in cui si sviluppa la predicazione cristiana e la vita degli uomini sulla Terra – contiene un aspetto spirituale e uno materiale. Non è forse proprio questa la cifra del tempo che viviamo? Sappiamo interpretare i connotati veri della realtà del nostro tempo? Sappiamo esprimere giudizi sul mondo, noi, che se saremo giudicati degni di andare in Paradiso, giudicheremo gli Angeli?

Come giudichiamo il fatto che la Chiesa, per più di un secolo – con ben otto eletti come successori di Pietro – non abbia ottemperato al comando della Santa Vergine a Fatima di consacrare la Russia al Suo Cuore Immacolato nelle forme da Lei indicate? O il fatto che la Chiesa non abbia messo a conoscenza in modo formale del reale contenuto del terzo segreto di Fatima, anticipato a La Salette e ribadito all’ateo Bruno Cornacchiola alle Tre Fontane? O il fatto che la Chiesa modernista si sia disinteressata dei Nuovissimi? O il fatto che nella Basilica di San Pietro sia stata intronizzata una divinità pagana? O il fatto che l’uomo vestito di bianco che siede sulla Cattedra di Pietro risponde con queste parole ad una persona che gli chiede perché Gesù è morto in Croce: “Quando qualcuno mi fa questa determinata domanda, confesso con tutta la sincerità che non so che cosa rispondere. E allora qualcuno mi risponderà: ‘Sì, ma tu hai studiato Filosofia, Teologia, ma io tuttavia non so rispondere. Lo sapete perché? Perché non c’è nessuna risposta. L’unica cosa che posso fare è guardare il Crocifisso e chiedere: ma perché Dio ha permesso la Crocifissione del Suo unico Figlio. Bene, anche in questo caso non c’è nessuna risposta” (15.10.2021)? Un uomo che si proclama successore di Pietro, che invece di ricordare il Salmo – “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattutto su di Lui; per le Sue piaghe, noi siamo stati guariti” (Isaia 53, 5) – tradisce Cristo come Lo tradì il Primo degli Apostoli, che poi però si pentì. Come giudichiamo l’apostasia nella Chiesa? O il fatto che ci sentiamo abbandonati da una gerarchia ecclesiastica che teme di essere meno malvagia del potere civile? O il fatto di vivere in un mondo che conta solo quest’anno un numero totale di aborti pari ad oltre 38 milioni o che consente a qualche centinaio di spregiudicati individui di determinare – con i loro piani malefici – la vita, il corso della vita e la morte di 8 miliardi di persone?

Se nessuno ci parla dell’escatologia, leggiamo le scritture per capire che cosa sta avvenendo nel mondo. Non siamo forse oggi, nella stessa situazione vissuta ai tempi di Noè? Grazie all’Arca dell’Alleanza e all’acqua che precipitò dal Cielo, nacque un nuovo mondo. Che cosa accadrà ora? L’acqua sarà sostituita dal fuoco?

Ci indica Gesù il modo per affrontare l’inizio dei dolori. Nessuna paura, nessuna disperazione, ma consapevolezza che c’è una sola strada per salvarsi: «Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato», dice Gesù. Tenendo ben presente quello che sottolinea Sant’Agostino ne “Il dono della perseveranza”:

La grazia di Dio che ci fa sia iniziare sia perseverare fino alla fine, non viene data secondo i nostri meriti; anzi viene data secondo la volontà di Dio, segretissima, ma anche giustissima, sapientissima, generosissima, perché quelli che ha predestinato, li ha anche chiamati; con quella chiamata di cui è detto: Senza ripensamenti sono i doni e la chiamata di Dio. Gli uomini non devono mai affermare con sicurezza che un individuo appartiene a quella chiamata, se non quando sia uscito da questa vita; ma in questa vita umana che sulla terra è una tentazione, chi crede di stare in piedi veda di non cadere. Per ciò appunto, quelli che non sono destinati a perseverare sono mescolati dalla previdentissima volontà di Dio a quelli che sapranno perseverare, affinché apprendiamo a non presumere grandezze, ma a piegarci alle cose umili e con timore e tremore ci adoperiamo per la nostra salvezza: Dio infatti è quello che opera in noi il volere e l’operare secondo le sue intenzioni. Noi dunque vogliamo, ma è Dio che opera in noi il volere; noi dunque operiamo, ma è Dio che opera in noi l’operare, secondo il suo beneplacito. Questo è utile a noi di credere e di sostenere, questo è pio, questo è vero, affinché la nostra confessione sia umile e sottomessa e sia rapportato tutto a Dio. Pensando crediamo, pensando parliamo, pensando facciamo, qualunque cosa sia quello che facciamo, ma in quello che riguarda la via della pietà e il vero culto di Dio, non siamo capaci di pensare qualcosa da soli, come venisse proprio da noi, ma la nostra sufficienza proviene da Dio. Infatti, non sono in nostro potere i nostri cuori e i nostri pensieri, e lo stesso Ambrogio che si era espresso così, dice anche: Chi è tanto beato che nel suo cuore si elevi sempre verso Dio? Ma come può avvenire ciò senza l’aiuto divino? In nessun modo, certo. Anche precedentemente, egli continua, la medesima Scrittura dice: “Beato l’uomo il cui ausilio vien da te, o Signore; l’elevazione è nel suo cuore“. E se Ambrogio diceva ciò, di sicuro non solo lo leggeva nelle Sacre Scritture, ma lo sentiva anche nel suo cuore, cosa che trattandosi di un uomo simile non si può mettere in dubbio. Dunque, quello che si chiede nei sacri misteri ai fedeli, cioè che abbiano il cuore in alto verso Dio, si riconosce come un dono del Signore; e per questo dono il sacerdote dopo tale richiamo esorta, coloro ai quali l’ha rivolto, a rendere grazie al Signore Dio nostro; ed essi rispondono che ciò è degno e giusto. Se infatti il nostro cuore non è in nostro potere, ma è sostenuto dall’aiuto divino, per elevarsi e per provare il gusto delle cose di lassù, dove è Cristo, assiso alla destra di Dio, non di quelle della terra, a chi bisogna render grazie di una cosa tanto grande se non al Signore nostro Dio che la concede, che attraverso tale beneficio, liberandoci dalla bassezza di questo mondo, ci elesse e ci predestinò prima della creazione del mondo?

Il castigo che ci dà salvezza, dice Isaia. Non riusciamo a vedere che attraverso il castigo e la prova a cui ci sottopone, che comporta inevitabili sofferenze, Dio ci consente di vagliare la nostra fedeltà a Lui e di vivere sulla nostra carne un poco delle piaghe che segnarono il Corpo di Nostro Signore. E’ questa la bellezza purificatrice del tempo che stiamo vivendo. Pensiamo a questo nelle prossime settimane, quando la prova sarà ancora più dura e agiamo di conseguenza.

*******

Il mio ultimo libro s’intitola NOLITE TIMERE. Se avete già acquistato il libro (le copie stanno per terminare), potete richiedermi una o più copie per un regalo per il Santo Natale. Le spese di spedizione sono a mio carico. Potete scrivermi l’indirizzo o inviare un messaggio al numero 340.0727761 e lo riceverete a casa. La donazione di 24,00 va effettuata scegliendo una delle seguenti modalità:

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