Non nobis Domine 18

Su questa terra, viviamo la divisione. Come scrive sant’Agostino nel «De civitate Dei», è una divisione tra due amori: «Di questi due amori l’uno è puro, l’altro impuro; l’uno sociale, l’altro privato; l’uno sollecito nel servire al bene comune in vista della città celeste, l’altro pronto a subordinare anche il bene comune al proprio potere in vista di una dominazione arrogante; l’uno è sottomesso a Dio, l’altro è nemico di Dio; tranquillo l’uno, turbolento l’altro; pacifico l’uno, l’altro litigioso; amichevole l’uno, l’altro invidioso; l’uno che vuole per il prossimo ciò che vuole per sé, l’altro che vuole sottomettere il prossimo a se stesso; l’uno che governa il prossimo per l’utilità del prossimo, l’altro per il proprio interesse. Questi due amori si manifestarono dapprima tra gli angeli: l’uno nei buoni, l’altro nei cattivi, e segnarono la distinzione tra le due città fondate nel genere umano sotto l’ammirabile ed ineffabile provvidenza di Dio, che governa ed ordina tutto ciò che è creato da lui: e cioè la città dei giusti l’una, la città dei cattivi l’altra. Inoltre, mentre queste due città sono mescolate in un certo senso nel tempo, si svolge la vita presente finché non saranno separate nell’ultimo giudizio: l’una per raggiungere la vita eterna in compagnia con gli angeli buoni sotto il proprio re, l’altra per essere mandata nel fuoco eterno con il suo re in compagnia degli angeli cattivi».
Chiarissimo, quindi, quello che Dio ha previsto per l’uomo che compie il suo viaggio terreno. Farà parte del grano o della zizzania, che convivono insieme e saranno separati solo con l’intervento di Nostro Signore. Che quel giudizio sia già iniziato non è solo possibile, è probabile. I tempi e le modalità sono quelli di Dio, a noi ignoti, ma coloro che vivono lo stato di grazia – i santi, che Dio vuole rimangano nascosti in questo tempo – possono interpretare i segni che pur ci sono e che si manifesteranno sempre più numerosi.