I “fratelli maggiori” di Wojtyła, Ratzinger e Bergoglio
A Casablanca, nel 1985, durante il Discorso con i giovani musulmani, Giovanni Paolo II affermò: «Abramo è per noi lo stesso modello di fede in Dio, modello di sottomissione alla Sua volontà e di fiducia nella Sua generosità. Crediamo nello stesso Dio, l’unico Dio, il Dio vivente, il Dio che crea il mondo e porta a perfezione le sue creature».
Durante la visita alla Sinagoga di Roma, Benedetto XVI disse: «Cristiani ed Ebrei hanno una grande parte di patrimonio spirituale in comune, pregano lo stesso Signore (…) ».
Il 26 maggio 2014, Bergoglio si recò nella casa di Shimon Peres e sostenne: «Io ringrazio lei per le sue parole e la sua accoglienza e con la mia immaginazione e fantasia vorrei inventare una nuova beatitudine. La dico oggi a me in questo momento. Beato quello che entra nella casa di un uomo saggio e buono. Io mi sento beato. Grazie di vero cuore». Quando visitò la Sinagoga di Roma, il 17 gennaio 2016, affermò: «Con questa mia visita seguo le orme dei miei Predecessori. Papa Giovanni Paolo II venne qui trent’anni fa, il 13 aprile 1986; e papa Benedetto XVI è stato tra voi sei anni or sono. Giovanni Paolo II, in quella occasione, coniò la bella espressione fratelli maggiori, e infatti voi siete i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori nella fede. Tutti quanti apparteniamo ad un’unica famiglia, la famiglia di Dio, il quale ci accompagna e ci protegge come suo popolo».
Si configura, quindi, una perfetta linea di continuità da tenere nelle relazioni con gli Ebrei, che su Gesù insegnano nel Talmud, così come riporta Julio Meinvielle, L’ebreo – Nel mistero della storia, Effedieffe, 2012: «Lo si chiama con disprezzo “costui”, “un tizio”, figlio del carpentiere”, “l’appeso”. Lo si presenta come un bastardo, concepito durante le mestruazioni della madre. Vi si dice che aveva in Sè l’anima di Esaù, che era uno stolto, un prestidigitatore, un seduttore, un idolatra, che fu crocifisso, sepolto nell’inferno e che, sino ai giorni nostri, è un idolo per i Suoi seguaci. Come seduttore ed idolatra, non può che insegnare l’errore e l’eresia e questa eresia è irrazionale ed impossibile da praticare». Aggiunge Meinvielle: « (…) Solo in una prospettiva teologica si può spiegare l’ebreo. Né la psicologia, né le scienze biologiche, e nemmeno le pure scienze storiche possono spiegare questo problema dell’ebreo, problema universale ed eterno che riempie la Storia con le sue tre dimensioni; problema che, per la sua stessa condizione, richiede una spiegazione universale ed eterna, valida oggi, ieri, sempre. Una spiegazione che, al pari di Dio, deve essere eterna, cioè teologica. È necessario far notare che tali lezioni, che toccano sul vivo un argomento scottante, non sono di per sé destinate a giustificare né l’azione semita né quella antisemita. Questi due termini tendono a sminuire un problema, che invece è più profondo e universale: nel problema ebraico non è Sem che lotta contro Jafet, ma Lucifero contro Jahvé, il vecchio Adamo contro il nuovo Adamo, il Serpente contro la Vergine, Caino contro Abele, Ismaele contro Isacco, Esaù contro Giacobbe, il Dragone contro Cristo (…). Essi rappresentano, nella Storia, l’eterna lotta di Lucifero contro Dio, delle Tenebre contro la Luce, della Carne contro lo Spirito (…). L’ebreo fa il male nascondendo la mano. Gli ebrei agiscono dietro le quinte… In questo non fanno altro che perpetuare ciò che fecero un giorno con Cristo: tramarono contro di Lui la congiura segreta, ma furono i gentili ad eseguire i loro piani. Così l’azione ebraica sul mondo si realizza nell’ombra dei concili segreti, ed i personaggi che sembrano reggere i popoli sono solo marionette mosse da questi figli dell’iniquità».
Qual è la dottrina bimillenaria della Chiesa sugli Ebrei?
Insegna Gesù: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo» (Gv 8,14).
Dice ancora Gesù quando riprende i Giudei che lo vogliono uccidere: «Voi siete progenie del diavolo, ch’è vostro padre, e volete fare i desiderî del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui. Quando parla il falso, parla del suo, perché è bugiardo e padre della menzogna» (Gv. 8, 44).
Scrive san Giovanni nella sua Prima Lettera: «Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L’anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre» (1 Gv 2, 22-23). Nella Seconda Lettera, afferma: «Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo! Fate attenzione a voi stessi, perché non abbiate a perdere quello che avete conseguito, ma possiate ricevere una ricompensa piena. Chi va oltre e non si attiene alla dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi si attiene alla dottrina, possiede il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo; poiché chi lo saluta partecipa alle sue opere perverse» (2 Gv 1, 7-11).
Si legge ancora nel Vangelo di Giovanni: «Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: ‘Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi’. Gli risposero: ‘Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?’. Gesù rispose: ‘In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi, dunque, fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!’. Gli risposero: ‘Il nostro padre è Abramo’. Rispose Gesù: ‘Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro’. Gli risposero: ‘Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!’. Disse loro Gesù: ‘Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può convincermi di peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio’» (Gv 8, 31-47).
Dice san Paolo nella Prima Lettera ai Tessalonicesi: « (…) Proprio per questo anche noi ringraziamo Dio continuamente, perché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predicazione, l’avete accolta non quale parola di uomini, ma, come è veramente, quale parola di Dio, che opera in voi che credete. Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Gesù Cristo, che sono nella Giudea, perché avete sofferto anche voi da parte dei vostri connazionali come loro da parte dei Giudei, i quali hanno perfino messo a morte il Signore Gesù e i profeti e hanno perseguitato anche noi; essi non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini, impedendo a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano la misura dei loro peccati! Ma ormai l’ira è arrivata al colmo sul loro capo».
Commentando il salmo 108, sant’Agostino scrive: « (…) Di questo popolo fu Giuda la figura e il rappresentante, come l’apostolo Pietro lo fu della Chiesa. Metti sopra di lui il peccatore, ed il diavolo stia alla sua destra: ciò, come è stato inteso di Giuda, così va inteso di questo popolo, perché, respingendo da sé Cristo, divenne soggetto al diavolo, le cui suggestioni, in tutto quanto si riferisce alle malvage passioni terrene, preferì all’eterna salvezza. Quando è sottoposto a giudizio, ne esca condannato: perché, persistendo nella sua malizia e nella sua infedeltà, accumula sopra di sé l’ira per il giorno dell’ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere. E la sua preghiera si volga in peccato: perché non è fatta attraverso il Mediatore di Dio e degli uomini, Gesù Cristo uomo, che è sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedec. Diventino pochi i suoi giorni: ciò è da interpretare in relazione al regno, perché in seguito non durò molto a lungo il regno dei Giudei. E l’alto suo ufficio lo prenda un altro: ritengo che come ufficio del popolo dei Giudei si possa convenientemente intendere la figura stessa di Cristo Signore, perché questi secondo la carne venne dalla tribù di Giuda e l’Apostolo afferma: Dico infatti che Cristo è stato ministro dei circoncisi a prova della veracità di Dio, per confermare le promesse fatte ai padri. E il Signore stesso afferma: Non sono stato mandato se non per le pecore perdute della casa di Israele e ad esse, in effetti, si presentò visibilmente nella Sua carne. Questo dissero i Magi, venuti dall’Oriente: Dov’è il Re dei Giudei, che è nato? Questo inoltre era scritto nel titolo posto sopra il crocifisso, sicché, quando i Giudei lo volevano cambiare, Pilato non senza ragione rispose: Quel che ho scritto, ho scritto. Perciò questo ufficio del popolo dei Giudei, cioè il ministero di Cristo Signore, lo prese un altro popolo: quello dei pagani. Diventino orfani i suoi figli, perché di essi si dice: Ma i figli del regno saranno gettati fuori nelle tenebre. E divennero orfani, quando appunto perdettero il regno, che rappresentò come la perdita del padre; tuttavia, si può intendere altrettanto bene che essi perdettero Dio Padre, perché, come dice la Verità: Chi non possiede il Figlio, non possiede neppure il Padre. E vedova la sua moglie: come moglie in questo regno si può intendere la plebe, che i re assoggettano al loro dominio; essa divenne vedova, quando appunto perdette il regno. Raminghi siano trasferiti i suoi figli, e vadano mendicando: una volta sconfitti, i figli del regno dei Giudei vagarono raminghi tra i pericoli e, sotto l’incalzare dei loro nemici, furono deportati dalla loro terra. E che significa poi andar mendicando, se non vivere aspettando la compassione degli altri, come essi vivono sotto i re di quelle nazioni tra le quali furono deportati? Siano scacciati dalle loro abitazioni: proprio questo è avvenuto. Insidii l’usuraio tutta la sua sostanza, cioè di quel popolo. Qui non si può meglio intendere che questo: non siano rimessi i loro debiti, i quali sono rimessi soltanto per mezzo di Cristo, che essi invece respinsero e che pure ha insegnato a dire: Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Si dice poi tutta la sua sostanza nel senso di tutta la sua vita, onde non gli sia condonato nessun debito, cioè nessun peccato. E gli estranei dilapidino le sue fatiche: gli estranei sono il diavolo e i suoi angeli, perché non accumulano tesori nel cielo quelli che non possiedono Cristo. Non ci sia chi lo aiuti: chi è che aiuta uno se non lo aiuta Cristo? Né ci sia chi abbia compassione dei suoi piccoli figli: quelli che sono rimasti orfani per aver perduto il padre, cioè il regno, o anche per aver perduto Dio, di cui hanno perseguitato ed odiato il Figlio, non trovano chi abbia compassione di loro non già per condurre o sostenere la vita terrena, ma per la vera vita, che è quella eterna. Vadano i suoi nati allo sterminio: si tratta certo dello sterminio che dura in eterno. In una sola generazione sia cancellato il suo nome: poiché sono stati generati, ma non rigenerati, quei figli sono cancellati in una sola generazione; non sarebbero infatti cancellati nell’altra, cioè nella rigenerazione, se la conoscessero e la rispettassero. Sia ricordata al cospetto del Signore l’iniquità dei suoi padri: affinché il Signore renda a quel popolo, che persiste nella malizia, anche l’iniquità dei suoi padri. Egli, infatti, dice loro così: Voi attestate a voi stessi di essere i figli di coloro che uccisero i Profeti; e poco dopo aggiunge: In modo che ricada sopra di voi tutto il sangue giusto che è stato versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria. E non sia cancellato il peccato della sua madre: è il peccato di Gerusalemme, che è schiava con i suoi figli e che uccide i Profeti e lapida coloro che le sono inviati. Stiano sempre contro il Signore la loro iniquità ed il loro peccato, s’intende perché non siano tolti dal cospetto del Signore e Dio ne faccia vendetta in eterno. E vada perduta dalla terra la loro memoria: la terra di Dio è il campo di Dio, e il campo di Dio è la Chiesa di Dio: da questa terra è andata perduta la memoria di coloro che ne erano i rami naturali, i quali, per la loro incredulità, sono stati schiantati».
La domanda verra da porre, quindi, è questa: la Nuova Chiesa nata dal Concilio Vaticano II riconosce ancora come vera l’apparizione della Madre di Dio al giovane ebreo Alfonso Ratisbonne, avvenuta il 20 gennaio 1842, nella Chiesa romana di sant’Andrea delle Fratte? Raccontò Ratisbonne: «Stavo da poco in Chiesa, quando all’improvviso l’intero edificio è scomparso dai miei occhi, e non ho visto che una sola cappella sfolgorante di luce. In quello splendore è apparsa, in piedi, sull’altare, grande, fulgida, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine Maria, così come è nella Medaglia Miracolosa. Una forza irresistibile mi ha spinto verso di Lei. La Vergine mi ha fatto segno con la mano di inginocchiarmi e sembrava volesse dirmi: “Così va bene!”. Lei non ha parlato, ma io ho compreso tutto!».
Delle due l’una: o la Madonna in Cielo non ha nulla da fare, oppure la Chiesa conciliare disconosce i Suoi interventi, che in questo caso costituiscono un monito per coloro che non riconoscono Gesù come Figlio di Dio.
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